mercoledì 18 giugno 2014

Operazione Teopard 4 - Toghe rozze e toghe nere aspiratutto (Avvocati e giudici trentini sporconi)

Operazione Teopard 4 - Toghe rozze e toghe nere

Premessa: Il blogger nell'estate del 2005 si trovò veramente incasinato a causa di abuso d'ufficio, omessa denuncia e relativo peculato ad opera di alcuni esponenti dell'Arma dei Carabinieri di mAla che strafottenti e svogliati, in mancanza di testimoni oculari, si erano permessi il lusso di buttarlo fuori dalla Caserma della sua piccola cittadina di circa 3.000 abitanti. Sono passati molti anni da quell'estate 2005, eppure il CiTTAdino non ha dimenticato quell'abuso e altre mancanze ad opera delle Istituzioni in generale ed ha deciso di creare questo blog con lieve satira non certo così lesiva per restituire pan per focaccia all'Arma dei Carabinieri della bassa Vallagarina e alle Istituzioni lassiste che opera differenza di classe sociale. Per accertarlo, basta solo cliccare Operazione Teopard 1.←←←


L'operazione Trabajo del 2006 mette in risalto dei "venditori di padelle". E che male c'è? Avranno preso spunto dalle televendite di Giorgio Mastrota e del Baffo (Roberto Da Crema) di ITALIA 1; cioè veri professionisti nel vendere set di pentole e padelle acciaio-inox 18/10 (diciotto dieci) ed avranno riscontrato una certa richiesta grazie a loro attenta indagine di mercato. (O_o)
Vabbè, a parte l'ironia, ciò che invece dovrebbe risaltare, è più in basso nella stessa pagina del quotidiano, e cioè un piccolo trafiletto che mostra la notizia di un avvocato trentino (donna), che rischia un procedimento (non c'è esplicato come finirà (?) perchè faceva uso di cocaina e se la faceva fornire da alcuni noti spacciatori e suoi assistiti. Cosa assai rara e originale, non è tanto questo articolo di giornale che deve per forza esser letto e "moviolato", ma è il fatto che nel Telefilm americano : The Shield, 3a stagione, episodio 15, si trova nel contesto poliziesco, una "pulotta" afroamericana di quelle tutte d'un pezzo (Clodette) onesta, corretta e stufa di tutto quel marciume nel suo Dipartimento che le ruota sempre attorno. Farà l'amara scoperta di aver a che fare con un' Avvocatessa cocainomane che si faceva rifornire da galeotti (al pari di quella della realtà trentina) e grazie alle sue indagini, Clodette farà riaprire i procedimenti penali scovando un innocente finito in carcere che ha già scontato ben 6 (sei) anni di condanna per colpa dell'avvocatessa "aspiratutto". Lo farà uscire, ma mai nessuno gli potrà restituire sei anni di carcere per accuse completamente infondate con tanto di testimone oculare che dopo 6 anni dovrà confessare che si era inventato tutto e con un innocente del tutto estraneo alle vicende. Dalla realtà trentina di questo articolo di giornale, alla fiction americana il passo è veramente breve, ma per capire tutti i nessi bisogna per forza di cose visionare in streaming la puntata del telefilm americano e rimanere esterrefatti perché sembra tale e quale a questa reale vicenda del Trentino.

Operazione Trabajo & The Shield season 3 episode 15 (Da New york a Rovereto)

Il Trentino di venerdì 10 novembre 2006
Al telefono parlavano di padelle vere proprio come nelle televendite di Giorgio Mastrota!

PER COLORO CHE AMANO RIFLETTERE INTERROGARSI FARSI INTROSPEZIONE E RESTARE AVVINGHIATI CIRCA 45 MINUTI DAVANTI AL GRANDE SCHERMO E NOTARE CHE DAL TRENTINO ALLA SCONQUASSATA NEW YORK CI SON FORTI E RACCAPRICCIANTI CORRELAZIONI CON LA REALTA' DEL BRIONE ROVERETANO DOVE IMPERVERSA E SCORRAZZA IL «BRONX- BRIONX» A POCHI PASSI DALLA POLICARAFINANZA.


The Shield Season 3 Episode 15
Clodette l'unica degna poliziotta veramente corretta di tutto il Dipartimento di Polizia del telefilm. Gli altri colleghi sono tutti violenti, corrotti, meschini, spacciatori, stupratori da ergastolo; compreso il suo stesso partner di reparto che arriverà a strangolare un gatto per cercare di capire cosa si prova a vedere gli occhi di una persona che ti si spengono e che ti muore davanti. Un sociopatico in divisa. Sarà Clodette a far riaprire i procedimenti penali dell'avvocatessa cocainomane nella puntata del telefilm (The Shield, 3a stagione, episodio 15) salvando l'innocente che era dietro alle sbarre a causa della Avvocato cocainomane. In un'altra puntata il protagonista sarà un giudice pedofilo (di Rovereto?) che ogni tanto fuma cannabis e che è d'accordo con la malavita e sarà sempre Clodette che lo incastrerà col disappunto del suo Capitano (anch'egli corrotto e attento solo alla carriera) che si candiderà al prestigioso ruolo di Sindaco nella città della Quercia. In un'altra puntata, Clodette arresterà i carabinieri Incandela e Lanzalotto per la morte del muratore Stefano Frapporti!?


Clodette


Il "capobanda" della squadra più violenta del telefilm: «La squadra d'assalto».




19 gennaio 2011 - Sesso per soldi col minore? Il giudice fa carriera
Qualche anno fa un magistrato milanese sorpreso nel bagno di un cinema con un ragazzino di 14 anni è stato trattato con i guanti bianchi. E alla fine è stato pure promosso in Cassazione.
Fonte certificata: http://www.ilgiornale.it/news/interni/sesso-soldi-col-minore-giudice-fa-carriera-398131.html


15 marzo 2016 - Vendevano verdetti a 5mila euro. Presi altri due giudici tributari trentini.
Fonte certificata: http://www.ilgiornale.it/news/politica/vendevano-verdetti-5mila-euro-presi-altri-due-giudici-tribut-1235730.html


N.d.R.: Con questo articolo datato 2016 de Il Giornale, abbiamo accertato che le sentenze, le lauree, le diagnosi mediche in stile Aldo Semerari, si possono, comprare, vendere, svendere, inventare, e/o barattare; forse forse, si possono anche mettere all'asta su ebay. Toghe rosse, toghe nere, toghe rosa: tutte toghe zozze?!?

Meglio fare l'allevatore, la cassiera, la cameriera, l'operaio o lo spazzino anziché lavorare in tribunale? A quanto pare sì dalle due storie a seguire!


“Via la toga, preferisco le capre”. L’avvocatessa diventa allevatrice



24/09/2012 - Katiusha Balansino, 37 anni, ha lasciato Milano per vivere e lavorare sul Lago Maggiore
Si fa presto a dire «lascio tutto e vado a mungere le capre». Soprattutto se a pensarlo è una giovane laureata in giurisprudenza, avvocato in carriera a Milano, anzi alla vigilia degli esami per entrare in magistratura perché voleva fare la pm («Il mio modello allora era Di Pietro», dice). Katiusha Balansino, che a 37 anni ne dimostra qualcuno di meno, ha avuto il coraggio di togliersi la toga dalle spalle. Convinta, decisa a lasciarla cadere con tutto il bagaglio di un brillante curriculum che sicuramente, vista la determinazione, l’avrebbe portata a sostenere vibranti requisitorie in aula. A Milano direbbero: «Ha fatto una mattanata». 

Un sogno realizzato.
Ma oggi, mentre racconta questa bellissima storia di "provinciale per scelta", affacciata su un balcone naturale di castagneti e prati sovrastanti il Lago Maggiore, Katiusha sorride con la soddisfazione stampata sul viso di una ragazzina che ha realizzato un sogno. Tutt’attorno a lei, in una cornice quasi fiabesca, capre cashmire e asine ragusane. Un salto dal palazzo di giustizia milanese, quello che Katiusha guardava con aspirazione di studentessa ai tempi di «Mani Pulite», al Motto Mirabello, fuori dal mondo, o quasi.

Sul Lago Maggiore.
Perché si arriva quassù passando per Oleggio Castello o salendo da Arona sino a 600 metri. Scoprirono e scelsero questo luogo nel 2004 anche Katiusha e il suo compagno Roberto Garavello, allora industriale milanese nel settore dei servizi della gestione alberghiera (azienda di 180 dipendenti, 1800 hotel da servire). Se ne innamorano subito e decisero di tagliare con il passato e la Milano dello stress. Un cambio di vita netto, ben consapevoli che sarebbe stata un’avventura perché nessuno dei due si era mai occupato di zootecnia. «Niente rimpianti per non svegliarsi più sotto la Madonnina di Milano - dice Katiusha - nelle giornate terse la vediamo da qui, che luccica al sole. Sapevamo che saremmo andati incontro a difficoltà, ma io non mi sono spaventata». Prima di insediarsi sulle colline del Novarese, lei veniva da un tentativo in Valle di Susa, dove gli spazi e le condizioni non si erano rivelati ottimali. Il Motto Mirabello, invece, è la vera terra promessa.

Preziosa lana di Chachemire.
I risultati sono lì da vedere: una quarantina di capre cachemire, quasi tutte gravide, e un’altra trentina di asine ragusane. Dalle prime, Katiusha con il marito, la sorella, il cognato e un dipendente romeno, ricavano lana preziosa poi rivenduta ai privati. Ma soprattutto il latte, così come dalle asine. Con il latte, lavorato in un laboratorio specializzato di San Marino, si producono cosmetici. Katiusha, che nel frattempo è diventata un’imprenditrice vera e va orgogliosa della Coldiretti cui è iscritta, dice che è un successo: il latte di capra e asina fa bene alla pelle, è richiesto in tutta Italia e tra i clienti c’è un rappresentante del Kuwait.

Piccoli e grandi progetti.
L’azienda agricola produce anche formaggi e salumi ricavati da un piccolo allevamento di maiali allo stato brado nel bosco. Partecipa a fiere (presto sarà a Lione e Marsiglia). E ora punta sulla grande distribuzione: «Incomiciamo dall’acqua - dice il marito - che raccogliamo dal cielo. La filtriamo con un depuratore e la vendiamo alla catena che installa distributori automatici nei punti vendita». Per l’avvocatessa che sognava di fare il magistrato d’assalto la vera realizzazione si è materializzata lontano dalla città, dove ha imparato a inventarsi e conoscere anche la disperazione. Come quella volta di tre anni fa, quando i cani randagi di notte le sgozzarono trenta caprette. Una lacrima, ma Katiusha strinse i denti e reagì.Fonte: http://www.lastampa.it/2012/09/24/novara/via-la-toga-preferisco-le-capre-l-avvocatessa-diventa-allevatrice-Jc3C7Ubb0ELWWgYAJ65b4N/pagina.html

Articolo di Elia Belli più sorgente in calce al suo articolo. Titolo: "Ho deciso di lasciare la toga per vendere prodotti bio" 

Federica Brondoni, avvocato per 16 anni, racconta la sua scelta di vita: “Oggi sono felice davvero”
Scelte radicali, lavorative e di stili di vita. C’è chi lo chiama downshifting, ultimamente va di moda il termine “decrescita felice”.
Tanti modi per rendere il fatto che vivere meglio è possibile e scegliere stili di vita più sani anche. Nonostante la globalizzazione e nonostante la massificazione dei consumi. Lo dimostra la storia di Federica Brondoni, avvocato per 16 anni, e oggi venditrice di prodotti biologici a domicilio attraverso il negozio on line www.letsbio.it. 
Federica, che cosa facevi nella vita precedente?
“Per 16 anni ho fatto l’avvocato civilista a Milano, prima in proprio in uno studio tutto mio e poi come socia in uno studio associato. E mi occupavo di contenziosi: insomma facevo le cause in tribunale per conto di aziende e privati”.
E poi che cosa è successo?
“Poi è successo che man mano che facevo questo lavoro di avvocato ho capito che più passava il tempo più il lavoro che facevo era scollegato da quei principi che avevo imparato all’Università e che i primi anni riuscivo ancora a trovare nel lavoro. Alla fine di questo ciclo professionale mi sono accorta che era quasi come se vendessi aria fritta: il contatto con il cliente era un contatto finto perché con la giustizia italiana non riuscivo a dargli nessun risultato e avevo completamente esaurito la spinta a fare questo lavoro. Volevo un lavoro che mi desse qualcosa di più e che la mattina mi facesse sentire vogliosa e orgogliosa di andare in ufficio e che mi restituisse il contatto con le persone. Da ultimo mi sarebbe piaciuto che incontrasse anche una delle mie passioni, come, ad esempio, l’attenzione per una vita sana e per una buona alimentzione”.
E quindi che cosa sei finita a fare?
“Adesso ho un negozio on line e vendo e consegno a domicilio prodotti biologici, freschi e confezionati. Lo faccio su Milano e Provincia e Monza e Brianza. Mi muovo ad esempio anche su Pavia nel caso ho più consegne e riesco a ottimizzare gli spostamenti”.
Come è organizzata la vostra attività?
“Noi abbiamo un negozio on line, dove le persone possono vedere gli articoli che ho in vendita e possono consultare la filiera dei prodotti, come sono fatti e da che produttori arrivano. Quindi, esiste un contatto diretto tra cliente e fornitore. Io faccio da intermediario e porto ai clienti a casa quello che a loro serve, sia fresco che confezionato. Una volta avvenuto l’ordine on line, io contatto personalmente e direttamente il cliente, sento a che ora e dove vuole ricevere la spesa, poi, io col furgone gliela porto”.
Hai aperto da zero l’attività?
“Si…”
E come hai fatto?
“Io e Stefania, la mia socia, ci siamo inventate tutto da zero e con il massimo dell’umiltà. Abbiamo contattato i produttori e tante verdure inizialmente non sapevo neanche che cosa fossero. Anche sui prezzi e sulla conservazione è stata una scoperta unica. Poi ci siamo letti manuali e libri sull’agricoltura biologica e sulla nutrizione. Metti tutto insieme e abbiamo capito che questa poteva essere una strada. Poi è arrivata la cella frigorifera, il furgone e siamo partiti”.
Ci si guadagna?
“Diciamo che ci si sopravvive. Sicuramente non è un lavoro adatto a chi vuole fare il soldi perché c’è anche un’etica di fondo”.
In che senso?
“Nel senso che non strozziamo gli agricoltori imponendo dei prezzi come fa la grande distribuzione. Ci dobbiamo un po’ campare tutti nel rispetto dell’ambiente. E quindi ognuno nel proprio piccolo cerca di creare una rivoluzione mentale e culturale che possa portare al ritorno dei prodotti di filiera corta o al chilometro zero. Chiaramente tutto questo collide con i grandi interessi che stanno sotto la grande distribuzione quindi loro fanno i soldi, mentre noi andiamo a casa contenti”.
Il cliente come vive la “filosofia” bio: hai clienti che usano solo prodotti biologici o fanno un mix con la grande distribuzione?
“Le tipologie sono tante. Ci sono quelli puristi che hanno sempre fatto scelte diciamo radicali magari a volte spendendo un po’ di più. E quindi si rivolgono a noi perché è il prodotto che loro richiedono, è sicuro perché certificato ed è comodo perché io lo porto a casa all’ora che vogliono. Ci sono altri che si sono convertiti perché quelli del supermercato costano meno ma non sai né da dove vengono né come sono trattati. La nostra frutta sa di frutta davvero e si può mangiare anche senza essere lavata perché non è trattata”.
Il cliente tipo è benestante?
“Soprattutto persone normali e in generale la cliente che fa la spesa è donna. Poi ci sono anche alcuni uomini che tendono a essere un po’ più spendaccioni, mentre le donne sono più attente al portafogli”.
Fonte http://ticino.diocesi.pavia.it/pls/pavia/v3_s2ew_consultazione.mostra_pagina?id_pagina=25792



Nessun commento:

Posta un commento