venerdì 28 marzo 2014

Operazione Teopard 2 - Pantere rubentine

OPERAZIONE TEOPARD 2 - PANTERE RUBENTINE

Prefazione: dopo la brillante Operazione Teopard 1 condotta su alcuni «miladristi zozzoneri» (che si trova cliccando qui) proseguono le indagini sulle forze dell'Ordine nella seconda operazione che stavolta vede protagoniste le «pantere rubentine» con una lieve satira non certo lesiva. Ci sono anche articoli avvincenti come i 300 poliziotti da elogiare che hanno svolto un presidio davanti all'abitazione di Berlusconi e le belle storie di Stefano Balbo ed Emanuele Cozzaglio.



Il collage creato dal blogger (io). L'immagine è una reale foto di Silvio Berlusconi del 1980. Dall'espressione che ebbe nello scatto non si può negare che Alfonso Capone era perfetto per incollarlo dentro perché sembrano fatti uno per l'altro.



Filmati delle testimonianze di Nicole Minetti sul caso Rubacuori.


l'Adige Venerdì 04/02/2011

Trentino - martedì 23/10/2012
http://www.coisp.it/

l'Adige - martedì 15/03/2011
Alcuni poliziotti (da encomio) formano un Presidio davanti alla casa dove si svolgeva il "Bunga Bunga" poco dopo essere finito sui titoli dei quotidiani trentini descritto come «amico» della mafia e gran guzzone «Rubacuori».


DolceVita.it - Rivista online registrata dal 2006
14 luglio 2017 - Da poliziotto ad attivista per la cannabis terapeutica.


L'avvincente storia di Stefano Balbo di Merano (BZ). Dalla sua avvincente storia si apprende che Stefano faceva il poliziotto e forse avrà collaborato a qualche indagine e/o operazione di Polizia sulle droghe in generale. Inizialmente considerava la cannabis semplicemente droga leggera. Nel momento in cui si è ammalato ed a cominciato a subire l'effetto di alcune patologie, casualmente si è accorto che la cannabis aveva delle proprietà terapeutiche ineccepibili che lo hanno portato al punto di divenire vicepresidente dell' Associazione Cannabis Terapeutica. Stefano non è dissimile dai malati di SLA che ne fanno uso a scopo terapeutico e non a scopo ludico o ricreativo. Purtroppo la maggiorparte dei suoi ex colleghi di Polizia ancora la considerano solo droga e non si sono mai seriamente fermati a riflettere su cosa gli hanno inculcato. Se svolgessero ricerche e visionassero il documentario Operazione Blue-Moon della RAI, si arrenderebbero all'evidenza che non gli hanno mai mostrato come ci marciavano ancora negli anni '70 nel farli cercare cannabis e intanto distribuire su suolo nazionale la terrificante eroina (droga pesante) che rende zombi. Fonte completa con la storia di Stefano: http://www.dolcevitaonline.it/da-poliziotto-ad-attivista-per-la-cannabis-terapeutica-la-storia-di-stefano-balbo/

2010-Daniela mentre si fuma uno spinello spiega le stesse dinamiche

Trentino - 17 luglio 2013
Lascia la divisa della Polizia di Rovereto per a fare il clown
La simpatica scelta di vita di Emanuele Cozzaglio ex poliziotto nella Questura di Rovereto che ha rilasciato anche alcune interviste su youtube. Fonte completa dell''articolo: http://www.giornaletrentino.it/cronaca/trento/lascia-la-divisa-per-il-naso-da-clown-1.1045780




l'Adige - venerdì 04/02/2011
Truffa e falso, poliziotto di Levico arrestato
l'Adige - giovedì 10/02/2011
TRENTO - Guardia giurata rubava negli uffici


02/04/2005 - VIPITENO (BZ). EX POLIZIOTTO CONDANNATO A 900 EURO DI RISARCIMENTO PER DANNO D’IMMAGINE

La Corte dei Conti ha condannato l’ex poliziotto Raffaele Morrone, 32 anni, al pagamento di 900 euro per danno all’immagine della Polizia. La Procura aveva chiesto un risarcimento per un valore di 5 mila euro. Morrone era un agente di polizia che nel 2012, davanti al tribunale penale, patteggiò 2 anni e 8 mesi: secondo l’accusa, a Vipiteno, avrebbe chiesto soldi ad alcuni camionisti per non controllare i loro camion. L’ex poliziotto è stato destituito dal servizio.



Trentino 17/12/2016 
Certificati falsi all’agente, patteggia medico di base. Il professionista avrebbe rilasciato al paziente, in servizio al carcere di Trento, 14 certificati in pochi mesi senza visitarlo.


TRENTO. Patteggia sei mesi il medico di manica larga con i certificati medici. Costa caro a un medico trentino, l’aver rilasciato con facilità una serie di certificati medici a un agente di polizia penitenziaria che era in servizio al carcere di Trento. Ieri il professionista ha patteggiato, tramite il suo avvocato, 6 mesi di reclusione, pena sospesa, davanti al giudice Giuseppe Serao, in Tribunale a Trento. Il processo iniziato ieri, invece, va avanti per l’agente di polizia penitenziaria, 47 anni. Per entrambi l’accusa è di falso e truffa.

Secondo l’accusa, l’agente invece di andare al lavoro, si dava malato e faceva arrivare agli uffici del carcere dei certificati medici. Peccato che lo facesse troppo spesso, anche a distanza di pochi giorni. Così l'amministrazione carceraria ha voluto vederci chiaro e l’agente è finito nei guai. Ha trascinato con sé il suo medico di base accusato di essere troppo generoso nel concedergli certificati medici per malattia e soprattutto di avergli rilasciato questi certificati senza prima averlo visitato.
La Procura aveva chiesto il rinvio a giudizio e il giudice Francesco Forlenza aveva accolto la richiesta. Ieri davanti al giudice Serao è iniziato il processo. Il medico ha preferito patteggiare, mentre l’agente preferisce andare avanti. Così per lui il processo è stato rinviato a nuova udienza. L’agente è originario della provincia di Ragusa, ma era in servizio a Spini di Gardolo e ha 46 anni, il medico, invece, è residente in Trentino e ha 56 anni. Si tratta del medico di famiglia dell' agente e secondo l'accusa sarebbe stato troppo di manica larga.
In particolare, l'accusa di falso si riferisce al fatto che il medico, nella sua veste di pubblico ufficiale in quanto medico convenzionato con il servizio sanitario pubblico, avrebbe falsificato 14 certificati medici in concorso con l'agente che era tra i suoi assistiti. Da notare che i 14 certificati medici riguardano un periodo molto breve, dal giugno al novembre 2014.
Si tratta di certificati per malattia per periodi molto spesso consecutivi. Ad esempio, i certificati coprono il periodo tra il 17 e il 20 giugno 2014, poi dal 21 al 26 giugno, poi, dal 20 luglio 2014 al 29 luglio, dal 30 luglio al 4 agosto 2014 e così via. Praticamente, l'agente nel periodo preso in considerazione ha lavorato per pochissimi giorni. Questo ha fato accendere un faro sui suoi certificati medici. Le indagini hanno fatto emergere che l' agente di polizia penitenziaria quando venivano redatti i certificati neanche si trovava in Trentino, ma era in Sicilia.
La verifica è stata resa possibile dai tabulati telefonici. Quindi non era possibile che il medico l'avesse visitato. Da qui l'accusa di falso in concorso tra i due. Entrambi sono anche accusati di truffa perché i certificati hanno procurato all'agente penitenziario un ingiusto profitto costituito dai giorni di malattia passati a casa percependo lo stipendio. Ovviamente, questa è la ricostruzione fatta dall'accusa. Sarà adesso il giudice a stabilire se le cose sono effettivamente andate così per quanto riguarda l’agente. Invece il medico ha chiuso il procedimento con il patteggiamento. Fonte:- http://www.giornaletrentino.it/cronaca/trento/certificati-falsi-all-agente-patteggia-medico-di-base-1.1075832



VERONASERA - 09/10/2012

Poliziotto condannato per droga, nei guai anche il suo legale. L.M. di 35 anni ha subito una pena, poi sospesa, di sei mesi di reclusione più 1800 euro di multa. Il suo primo avvocato è stato accusato di concorso in falsa testimonianza e favoreggiamento.

Un poliziotto della questura di Verona, proveniente da quella di Gorizia, ha patteggiato una pena , poi sospesa, a sei mesi di reclusione e 1800 euro di multa. 
L.M., 35 anni di Udine, è stato condannato per alcuni episodi in cui avrebbe ceduto piccole quantità di cannabis e cocaina. L'accordo è stato raggiunto nella giornata di oggi davanti al giudice del tribunale di Udine, Carla Missera, e alla presenza dell'avvocato Massimo Cescutti e del procuratore aggiunto Raffaele Tito. 
L'uomo non potrà più indossare la difesa e verrà trasferito ai servizi civili interni. A causa di questa vicenda era finito nei guai anche il primo legale dell'uomo, Giovanni De Nardo di 33 anni, che ora è indagato per concorso in falsa testimonianza e favoreggiamento a favore del suo cliente, per un incontro avuto nel proprio studio con alcuni testimoni prima di un'udienza.


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BolognaToday 01/01/2018
Denaro per accelerare i permessi di soggiorno: condannato poliziotto. Ha arrecato un danno di immagine alla Polizia di Stato e per questo dovrà pagare un risarcimento di 15 mila euro.
Denaro per accelerare i permessi di soggiorno: condannato poliziotto

Un agente ausiliario è stato condannato in primo grado dalla Corte dei Conti regionale al risarcimento di 15 mila euro per danno di immagine alla Polizia di Stato. I fatti risalgono al 2008, quando l'uomo addetto al call-center della Questura, fu condannato per corruzione: riceveva infatti del denaro in cambio di velocizzazioni delle pratiche per i permessi di soggiorno. La condanna, come si legge sul notiziario Ansa, non fu confermata in appello nel 2013, quando fu prosciolto per prescrizione. Ciò nonostante, per i giudici contabili, questo non cancella la responsabilità amministrativa del poliziotto.
Per i giudici il suo comportamento "condivisibilmente qualificato dal tribunale come corruzione per atto contrario ai doveri d'ufficio", ha arrecato un "vulnus al bene-interesse salvaguardato dal principio costituzionale dell'imparzialità e del buon andamento della pubblica amministrazione".

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Trentino 26/10/2017
I soldi dei contribuenti sono in buone «mani». Versati affinché il poliziotto trentino potesse farsi le seghe in ufficio? Il poliziotto si difende: "Con il mio stipendio statalino non potevo permettermi le olgettine come Berlusconi".

26 ottobre 2017 - Foto hard nel pc d’ufficio poliziotto trasferito
Il Tar ha respinto il ricorso contro il provvedimento del Questore sostenendo che ormai si era rotto il rapporto di fiducia con i dirigenti e i colleghi.

TRENTO. Trasferito perché nel suo computer in ufficio sono state trovate immagini pornografiche. É accaduto a un poliziotto trentino che prima è stato colpito da una sanzione disciplinare pari a un sesto dello stipendio e poi è stato trasferito in un’altra provincia. Il poliziotto ha presentato ricorso al Tar contro il trasferimento deciso dal questore per ragioni di incompatibilità ambientale, ma il Tar di Trento gli ha dato torto. Non solo, con la sentenza firmata dall’estensore Paolo Devigili e dalla presidente Roberta Vigotti, il poliziotto è stato anche condannato a pagare le spese di causa di 500 euro e a rimborsare le spese generali. Una batosta per il poliziotto che aveva scaricato da una pen-drive sul suo computer d’ufficio varie immagini dal contenuto inequivocabile. I fatti risalgono al mese di marzo 2016, quando alcuni colleghi del poliziotto hanno trovato nel cestino del personal computer in uso all’ufficio in cui l’uomo prestava servizio una cartella contenente immagini di donne nude e atti sessuali. Pochi giorni dopo venne trovata collegata allo stesso computer una pen-drive che aveva lo stesso contenuto della cartella trovata nel cestino del computer con l’aggiunta di alcuni atti di ufficio redatti dal poliziotto. Non solo, pochi giorni , il dirigente responsabile dell’ufficio, aveva sorpreso il poliziotto che era al computer e stava visitando un sito pornografico chiamato «Lussuria». Un sito al quale la rete ministeriale non poteva accedere, ma che il poliziotto riusciva ad aprire utilizzando il proprio cellulare come se fosse un router collegandolo al computer con un cavetto esterno. Il poliziotto si è difeso dicendo di aver trasferito il contenuto pornografico sul computer perché sulla «chiavetta» c’era un virus. Così aveva salvato il contenuto per conservare i dati in attesa di controllare che la pen-drive fosse formattata. Il questore, anche in considerazione dello stato di servizio del poliziotto, ha adottato una sanzione disciplinare economica pari ai cinque trentesimi dello stipendio per aver tenuto un comportamento di grave negligenza. Il poliziotto è stato anche sottoposto a visita medica per verificarne l’idoneità al servizio. Idoneità che è stata concessa. Dopo questo, però, il questore ha trasferito il poliziotto perché tutta la vicenda ha incrinato il rapporto di fiducia tra i dirigenti e il loro collaboratore e perché durante il servizio potrebbero crearsi situazioni imbarazzanti. Il poliziotto ha fatto ricorso, ma il Tar gli ha dato torto. (u.c.)



ANSA.it del 3 ottobre 2017
Subito dopo l'increscioso e vile episodio dei carabinieri stupratori a Firenze del 4 luglio 2017 e del mar.llo di Pergine Valsugana condannato per pedofilia finiti nell'operazione TEOPARD1 condanna anche per l'ispettore di Polizia nell'operazione TEOPARD2

ROMA - Cassazione: stupro, condanna 4 anni a ispettore (quanti rombi?). Stupro in divisa a Roma su ragazza appena diciottenne. Confermata dalla Cassazione la condanna a quattro anni di reclusione per un ispettore di polizia che nel 2013 aveva violentato, nella sua stanza al Commissariato Ps di San Basilio, una ragazza appena diciottenne fermata nel corso di un controllo antidroga sulla macchina dove con la giovane c'era il fidanzatino e tre amici con una modesta quantità di hascisc. Confermata l'aggravante di aver abusato della vittima "nell'esercizio delle sue funzioni di commissario ed all'interno del Commissariato dove lavorava".

20/05/2004 - Violenza sessuale di gruppo alla ragazza. Tre poliziotti condannati
FIRENZE - Era un' accusa gravissima. E ha retto al vaglio processuale. Tre giovani agenti della Polizia Ferroviaria sono stati condannati ieri in tribunale per violenza sessuale e calunnia. Erano accusati di aver abusato a turno di una ragazza di 20 anni, fermata per strada e condotta nell' ufficio Polfer presso la stazione di Campo di Marte. Il tribunale ha condannato a 5 anni di reclusione il caposcorta, Marco Blasi Nevone, 29 anni, e a 4 anni e mezzo i suoi colleghi Carminio Viglione, 27 anni, nipote dell' ex capo della polizia Fernando Masone, e Alberto Fanelli, 27 anni. I tre giovani, che hanno assistito alla lettura della sentenza con i familiari e le fidanzate, sono stati condannati anche a versare alla ragazza, che si era costituita parte civile con l' avvocato Marco Rocchi, 30 mila euro a titolo di risarcimento danni. Gli avvocati difensori, fra i quali Michele Passione e Valerio Valignani, sono riusciti a salvare i tre agenti dalle aggravanti della violenza di gruppo e dell' abuso di potere. Viglione e Fanelli sono stati assolti anche dall'accusa di aver dichiarato il falso nella relazione di servizio. Ma la sostanza dell' accusa, sostenuta dal pm Alessandro Crtini, ha retto. La notte del 22 febbraio 2000 i tre agenti fermarono in via Fiume, presso la stazione di Santa Maria Novella, una ragazza di 20 anni: una ragazza con un sacco di problemi e di amicizie pericolose, che era in strada alle due di notte, aveva profilattici in borsa ed era priva di documenti. Gli agenti la portarono all' ufficio Polfer di Campo di Marte. «Stavo cercando qualcosa da mangiare», spiegò la ragazza. Ma loro, presumibilmente, ritennero che fosse una prostituta. Secondo la successiva denuncia della ragazza, fecero uscire dall' ufficio due colleghe donne. Poi, minacciando di denunciarla per adescamento, pretesero che avesse un rapporto orale con ciascuno di loro. A turno, uno dopo l' altro, in una delle stanze dell' ufficio di polizia. Quello che nessuno si sarebbe aspettato avvenne poco più di 24 ore più tardi. La ragazza si presentò all'ufficio Polfer con il suo compagno e li denunciò. In novembre, dopo una serie di accertamenti, i tre agenti finirono agli arresti domiciliari. I loro colleghi li hanno difesi con profonda convinzione. Nell'aprile 2001, mentre le indagini sulle violenze erano in pieno svolgimento, la ragazza fu raggiunta da un avviso orale del questore (una sorta di diffida che in genere colpisce pluripregiudicati). Il suo avvocato non ha mancato di sottolinearne la obiettiva portata intimidatoria. Ma lei non ha ritrattato le sue accuse. E il tribunale le ha creduto.



Furono due poliziotti, l'ispettore Baglioni e il sovrintendente Costanza, a seguire la pista giusta. I due poliziotti, facenti parte della Questura di Rimini, avevano collaborato con l'appena sciolto pool di magistrati riminesi. Chiesero alla procura che il lavoro del pool riminese non venisse perso ed avviarono delle indagini autonome volte a scoprire i componenti della banda della Uno bianca e alla fine riuscirono nell'impresa di arrestare tutta la banda che con scalpore fece apprendere che trattavasi dei fratelli Savi. Con scalpore erano poliziotti corrotti con alle spalle crimini efferati. La parte 1 del documentario immergerà e avvinghierà il cybernauta nella voglia di visionare anche le altre.

 



l'Adige Venerdì 21/01/2011
In manette l'ex sindaco di Terlago e altre cinque persone vicine agli ambienti della 'ndrangheta
  1. http://www.ladige.it/news/cronaca/2011/01/19/arrestato-depaoli-ex-sindaco-terlago
  2. http://www.altoadige.it/cronaca/bolzano/estorsione-arrestato-imprenditore-di-salorno-1.330293 
  3. http://www.giornaletrentino.it/cronaca/trento/depaoli-a-processo-a-met%C3%A0-luglio-1.1227792

TRENTINO - martedì 26/06/2012


Trentino Domenica 11/07/2010
Finmeccanica spunta ex Generale dei Carabinieri. Transessuali e camorra,così volevano incastrarlo usando la stessa strategia adottata per incastrare Piero Marrazzo come si ode e si capisce bene nel video seguente che è la registrazione della trasmissione ANNO ZERO, andata in onda il 29/10/2009 e per dedurlo bisogna ascoltare questo transessuale cosa dichiara dal minuto 2:05 al minuto 5:52 e che mostra paura e terrore verso i Carabinieri della Trionfale o della Cassia.

 


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