mercoledì 18 giugno 2014

Operazione Teopard 4 - Toghe rozze e toghe nere aspiratutto (Avvocati e giudici trentini sporconi)

Operazione Teopard 4 - Toghe rozze e toghe nere

Premessa: Il blogger nell'estate del 2005 si trovò veramente incasinato a causa di abuso d'ufficio, omessa denuncia e relativo peculato ad opera di alcuni esponenti dell'Arma dei Carabinieri di mAla che strafottenti e svogliati, in mancanza di testimoni oculari, si erano permessi il lusso di buttarlo fuori dalla Caserma della sua piccola cittadina di circa 3.000 abitanti. Sono passati molti anni da quell'estate 2005, eppure il CiTTAdino non ha dimenticato quell'abuso e altre mancanze ad opera delle Istituzioni in generale ed ha deciso di creare questo blog con lieve satira non certo così lesiva per restituire pan per focaccia all'Arma dei Carabinieri della bassa Vallagarina e alle Istituzioni lassiste che opera differenza di classe sociale. Per accertarlo, basta solo cliccare Operazione Teopard 1.←←←


L'operazione Trabajo del 2006 mette in risalto dei "venditori di padelle". E che male c'è? Avranno preso spunto dalle televendite di Giorgio Mastrota e del Baffo (Roberto Da Crema) di ITALIA 1; cioè veri professionisti nel vendere set di pentole e padelle acciaio-inox 18/10 (diciotto dieci) ed avranno riscontrato una certa richiesta grazie a loro attenta indagine di mercato. (O_o)
Vabbè, a parte l'ironia, ciò che invece dovrebbe risaltare, è più in basso nella stessa pagina del quotidiano, e cioè un piccolo trafiletto che mostra la notizia di un avvocato trentino (donna), che rischia un procedimento (non c'è esplicato come finirà (?) perchè faceva uso di cocaina e se la faceva fornire da alcuni noti spacciatori e suoi assistiti. Cosa assai rara e originale, non è tanto questo articolo di giornale che deve per forza esser letto e "moviolato", ma è il fatto che nel Telefilm americano : The Shield, 3a stagione, episodio 15, si trova nel contesto poliziesco, una "pulotta" afroamericana di quelle tutte d'un pezzo (Clodette) onesta, corretta e stufa di tutto quel marciume nel suo Dipartimento che le ruota sempre attorno. Farà l'amara scoperta di aver a che fare con un' Avvocatessa cocainomane che si faceva rifornire da galeotti (al pari di quella della realtà trentina) e grazie alle sue indagini, Clodette farà riaprire i procedimenti penali scovando un innocente finito in carcere che ha già scontato ben 6 (sei) anni di condanna per colpa dell'avvocatessa "aspiratutto". Lo farà uscire, ma mai nessuno gli potrà restituire sei anni di carcere per accuse completamente infondate con tanto di testimone oculare che dopo 6 anni dovrà confessare che si era inventato tutto e con un innocente del tutto estraneo alle vicende. Dalla realtà trentina di questo articolo di giornale, alla fiction americana il passo è veramente breve, ma per capire tutti i nessi bisogna per forza di cose visionare in streaming la puntata del telefilm americano e rimanere esterrefatti perché sembra tale e quale a questa reale vicenda del Trentino.

Operazione Trabajo & The Shield season 3 episode 15 (Da New york a Rovereto)

Il Trentino di venerdì 10 novembre 2006
Al telefono parlavano di padelle vere proprio come nelle televendite di Giorgio Mastrota!

PER COLORO CHE AMANO RIFLETTERE INTERROGARSI FARSI INTROSPEZIONE E RESTARE AVVINGHIATI CIRCA 45 MINUTI DAVANTI AL GRANDE SCHERMO E NOTARE CHE DAL TRENTINO ALLA SCONQUASSATA NEW YORK CI SON FORTI E RACCAPRICCIANTI CORRELAZIONI CON LA REALTA' DEL BRIONE ROVERETANO DOVE IMPERVERSA E SCORRAZZA IL «BRONX- BRIONX» A POCHI PASSI DALLA POLICARAFINANZA.


The Shield Season 3 Episode 15
Clodette l'unica degna poliziotta veramente corretta di tutto il Dipartimento di Polizia del telefilm. Gli altri colleghi sono tutti violenti, corrotti, meschini, spacciatori, stupratori da ergastolo; compreso il suo stesso partner di reparto che arriverà a strangolare un gatto per cercare di capire cosa si prova a vedere gli occhi di una persona che ti si spengono e che ti muore davanti. Un sociopatico in divisa. Sarà Clodette a far riaprire i procedimenti penali dell'avvocatessa cocainomane nella puntata del telefilm (The Shield, 3a stagione, episodio 15) salvando l'innocente che era dietro alle sbarre a causa della Avvocato cocainomane. In un'altra puntata il protagonista sarà un giudice pedofilo (di Rovereto?) che ogni tanto fuma cannabis e che è d'accordo con la malavita e sarà sempre Clodette che lo incastrerà col disappunto del suo Capitano (anch'egli corrotto e attento solo alla carriera) che si candiderà al prestigioso ruolo di Sindaco nella città della Quercia. In un'altra puntata, Clodette arresterà i carabinieri Incandela e Lanzalotto per la morte del muratore Stefano Frapporti!?


Clodette


Il "capobanda" della squadra più violenta del telefilm: «La squadra d'assalto».




19 gennaio 2011 - Sesso per soldi col minore? Il giudice fa carriera
Qualche anno fa un magistrato milanese sorpreso nel bagno di un cinema con un ragazzino di 14 anni è stato trattato con i guanti bianchi. E alla fine è stato pure promosso in Cassazione.
Fonte certificata: http://www.ilgiornale.it/news/interni/sesso-soldi-col-minore-giudice-fa-carriera-398131.html


15 marzo 2016 - Vendevano verdetti a 5mila euro. Presi altri due giudici tributari trentini.
Fonte certificata: http://www.ilgiornale.it/news/politica/vendevano-verdetti-5mila-euro-presi-altri-due-giudici-tribut-1235730.html


N.d.R.: Con questo articolo datato 2016 de Il Giornale, abbiamo accertato che le sentenze, le lauree, le diagnosi mediche in stile Aldo Semerari, si possono, comprare, vendere, svendere, inventare, e/o barattare; forse forse, si possono anche mettere all'asta su ebay. Toghe rosse, toghe nere, toghe rosa: tutte toghe zozze?!?

Meglio fare l'allevatore, la cassiera, la cameriera, l'operaio o lo spazzino anziché lavorare in tribunale? A quanto pare sì dalle due storie a seguire!


“Via la toga, preferisco le capre”. L’avvocatessa diventa allevatrice



24/09/2012 - Katiusha Balansino, 37 anni, ha lasciato Milano per vivere e lavorare sul Lago Maggiore
Si fa presto a dire «lascio tutto e vado a mungere le capre». Soprattutto se a pensarlo è una giovane laureata in giurisprudenza, avvocato in carriera a Milano, anzi alla vigilia degli esami per entrare in magistratura perché voleva fare la pm («Il mio modello allora era Di Pietro», dice). Katiusha Balansino, che a 37 anni ne dimostra qualcuno di meno, ha avuto il coraggio di togliersi la toga dalle spalle. Convinta, decisa a lasciarla cadere con tutto il bagaglio di un brillante curriculum che sicuramente, vista la determinazione, l’avrebbe portata a sostenere vibranti requisitorie in aula. A Milano direbbero: «Ha fatto una mattanata». 

Un sogno realizzato.
Ma oggi, mentre racconta questa bellissima storia di "provinciale per scelta", affacciata su un balcone naturale di castagneti e prati sovrastanti il Lago Maggiore, Katiusha sorride con la soddisfazione stampata sul viso di una ragazzina che ha realizzato un sogno. Tutt’attorno a lei, in una cornice quasi fiabesca, capre cashmire e asine ragusane. Un salto dal palazzo di giustizia milanese, quello che Katiusha guardava con aspirazione di studentessa ai tempi di «Mani Pulite», al Motto Mirabello, fuori dal mondo, o quasi.

Sul Lago Maggiore.
Perché si arriva quassù passando per Oleggio Castello o salendo da Arona sino a 600 metri. Scoprirono e scelsero questo luogo nel 2004 anche Katiusha e il suo compagno Roberto Garavello, allora industriale milanese nel settore dei servizi della gestione alberghiera (azienda di 180 dipendenti, 1800 hotel da servire). Se ne innamorano subito e decisero di tagliare con il passato e la Milano dello stress. Un cambio di vita netto, ben consapevoli che sarebbe stata un’avventura perché nessuno dei due si era mai occupato di zootecnia. «Niente rimpianti per non svegliarsi più sotto la Madonnina di Milano - dice Katiusha - nelle giornate terse la vediamo da qui, che luccica al sole. Sapevamo che saremmo andati incontro a difficoltà, ma io non mi sono spaventata». Prima di insediarsi sulle colline del Novarese, lei veniva da un tentativo in Valle di Susa, dove gli spazi e le condizioni non si erano rivelati ottimali. Il Motto Mirabello, invece, è la vera terra promessa.

Preziosa lana di Chachemire.
I risultati sono lì da vedere: una quarantina di capre cachemire, quasi tutte gravide, e un’altra trentina di asine ragusane. Dalle prime, Katiusha con il marito, la sorella, il cognato e un dipendente romeno, ricavano lana preziosa poi rivenduta ai privati. Ma soprattutto il latte, così come dalle asine. Con il latte, lavorato in un laboratorio specializzato di San Marino, si producono cosmetici. Katiusha, che nel frattempo è diventata un’imprenditrice vera e va orgogliosa della Coldiretti cui è iscritta, dice che è un successo: il latte di capra e asina fa bene alla pelle, è richiesto in tutta Italia e tra i clienti c’è un rappresentante del Kuwait.

Piccoli e grandi progetti.
L’azienda agricola produce anche formaggi e salumi ricavati da un piccolo allevamento di maiali allo stato brado nel bosco. Partecipa a fiere (presto sarà a Lione e Marsiglia). E ora punta sulla grande distribuzione: «Incomiciamo dall’acqua - dice il marito - che raccogliamo dal cielo. La filtriamo con un depuratore e la vendiamo alla catena che installa distributori automatici nei punti vendita». Per l’avvocatessa che sognava di fare il magistrato d’assalto la vera realizzazione si è materializzata lontano dalla città, dove ha imparato a inventarsi e conoscere anche la disperazione. Come quella volta di tre anni fa, quando i cani randagi di notte le sgozzarono trenta caprette. Una lacrima, ma Katiusha strinse i denti e reagì.Fonte: http://www.lastampa.it/2012/09/24/novara/via-la-toga-preferisco-le-capre-l-avvocatessa-diventa-allevatrice-Jc3C7Ubb0ELWWgYAJ65b4N/pagina.html

Articolo di Elia Belli più sorgente in calce al suo articolo. Titolo: "Ho deciso di lasciare la toga per vendere prodotti bio" 

Federica Brondoni, avvocato per 16 anni, racconta la sua scelta di vita: “Oggi sono felice davvero”
Scelte radicali, lavorative e di stili di vita. C’è chi lo chiama downshifting, ultimamente va di moda il termine “decrescita felice”.
Tanti modi per rendere il fatto che vivere meglio è possibile e scegliere stili di vita più sani anche. Nonostante la globalizzazione e nonostante la massificazione dei consumi. Lo dimostra la storia di Federica Brondoni, avvocato per 16 anni, e oggi venditrice di prodotti biologici a domicilio attraverso il negozio on line www.letsbio.it. 
Federica, che cosa facevi nella vita precedente?
“Per 16 anni ho fatto l’avvocato civilista a Milano, prima in proprio in uno studio tutto mio e poi come socia in uno studio associato. E mi occupavo di contenziosi: insomma facevo le cause in tribunale per conto di aziende e privati”.
E poi che cosa è successo?
“Poi è successo che man mano che facevo questo lavoro di avvocato ho capito che più passava il tempo più il lavoro che facevo era scollegato da quei principi che avevo imparato all’Università e che i primi anni riuscivo ancora a trovare nel lavoro. Alla fine di questo ciclo professionale mi sono accorta che era quasi come se vendessi aria fritta: il contatto con il cliente era un contatto finto perché con la giustizia italiana non riuscivo a dargli nessun risultato e avevo completamente esaurito la spinta a fare questo lavoro. Volevo un lavoro che mi desse qualcosa di più e che la mattina mi facesse sentire vogliosa e orgogliosa di andare in ufficio e che mi restituisse il contatto con le persone. Da ultimo mi sarebbe piaciuto che incontrasse anche una delle mie passioni, come, ad esempio, l’attenzione per una vita sana e per una buona alimentzione”.
E quindi che cosa sei finita a fare?
“Adesso ho un negozio on line e vendo e consegno a domicilio prodotti biologici, freschi e confezionati. Lo faccio su Milano e Provincia e Monza e Brianza. Mi muovo ad esempio anche su Pavia nel caso ho più consegne e riesco a ottimizzare gli spostamenti”.
Come è organizzata la vostra attività?
“Noi abbiamo un negozio on line, dove le persone possono vedere gli articoli che ho in vendita e possono consultare la filiera dei prodotti, come sono fatti e da che produttori arrivano. Quindi, esiste un contatto diretto tra cliente e fornitore. Io faccio da intermediario e porto ai clienti a casa quello che a loro serve, sia fresco che confezionato. Una volta avvenuto l’ordine on line, io contatto personalmente e direttamente il cliente, sento a che ora e dove vuole ricevere la spesa, poi, io col furgone gliela porto”.
Hai aperto da zero l’attività?
“Si…”
E come hai fatto?
“Io e Stefania, la mia socia, ci siamo inventate tutto da zero e con il massimo dell’umiltà. Abbiamo contattato i produttori e tante verdure inizialmente non sapevo neanche che cosa fossero. Anche sui prezzi e sulla conservazione è stata una scoperta unica. Poi ci siamo letti manuali e libri sull’agricoltura biologica e sulla nutrizione. Metti tutto insieme e abbiamo capito che questa poteva essere una strada. Poi è arrivata la cella frigorifera, il furgone e siamo partiti”.
Ci si guadagna?
“Diciamo che ci si sopravvive. Sicuramente non è un lavoro adatto a chi vuole fare il soldi perché c’è anche un’etica di fondo”.
In che senso?
“Nel senso che non strozziamo gli agricoltori imponendo dei prezzi come fa la grande distribuzione. Ci dobbiamo un po’ campare tutti nel rispetto dell’ambiente. E quindi ognuno nel proprio piccolo cerca di creare una rivoluzione mentale e culturale che possa portare al ritorno dei prodotti di filiera corta o al chilometro zero. Chiaramente tutto questo collide con i grandi interessi che stanno sotto la grande distribuzione quindi loro fanno i soldi, mentre noi andiamo a casa contenti”.
Il cliente come vive la “filosofia” bio: hai clienti che usano solo prodotti biologici o fanno un mix con la grande distribuzione?
“Le tipologie sono tante. Ci sono quelli puristi che hanno sempre fatto scelte diciamo radicali magari a volte spendendo un po’ di più. E quindi si rivolgono a noi perché è il prodotto che loro richiedono, è sicuro perché certificato ed è comodo perché io lo porto a casa all’ora che vogliono. Ci sono altri che si sono convertiti perché quelli del supermercato costano meno ma non sai né da dove vengono né come sono trattati. La nostra frutta sa di frutta davvero e si può mangiare anche senza essere lavata perché non è trattata”.
Il cliente tipo è benestante?
“Soprattutto persone normali e in generale la cliente che fa la spesa è donna. Poi ci sono anche alcuni uomini che tendono a essere un po’ più spendaccioni, mentre le donne sono più attente al portafogli”.
Fonte http://ticino.diocesi.pavia.it/pls/pavia/v3_s2ew_consultazione.mostra_pagina?id_pagina=25792



sabato 5 aprile 2014

Operazione Teopard 3 - Finanzieri contrabbandieri


Operazione Teopard 3 - Finanzieri contrabbandieri.
Un famoso e arcaico proverbio negli ambienti della Guardia di Finanza recita: «Per essere un buon finanziere devi aver fatto il contrabbandiere».

Premessa: Il blogger nell'estate del 2005 si trovò veramente incasinato anche a causa di abuso d'ufficio, omessa denuncia e relativo peculato ad opera di alcuni esponenti dell'Arma dei Carabinieri di mAla che strafottenti e svogliati, in mancanza di testimoni oculari, si erano permessi il lusso di buttarlo fuori dalla Caserma della sua piccola cittadina di circa 3.000 abitanti. Sono passati molti anni da quell'estate 2005, eppure il CiTTAdino non ha dimenticato quell'abuso e altre mancanze ad opera dell'Arma e ha deciso di creare questo blog con lieve satira non certo così lesiva per restituire pan per focaccia all'Arma dei Carabinieri della bassa Vallagarina. Il blogger non si può esimere dal fatto che la Gdf di Rovereto (foto a dx) -invece- fin dal 2005 lo ha sempre trattato con rispetto e devozione e ringrazia il Luogotenente Leonardo F. della GdF (nel 2005 il suo grado era Mar.llo Capo) per essersi sempre distinto con correttezza e non avere mai emulato i Carabinieri di mAla e di Rovereto ed avergli invece dato ottimi consigli le sporadiche volte che si è recato negli Uffizi della Gdf a Rovereto. Si fa inoltre presente che tra le abitudini del blogger c'è di leggere i quotidiani con regolarità e di salvare determinati articoli. Per quanto il blogger abbia cercato sui quotidiani trentini, non ha ancora trovato un solo finanziere in servizio in Trentino Alto-Adige che sia stato arrestato o condannato e dato in pasto alla stampa. Il blogger (e CiTTadino trentino) suppone che ciò sia di elogio perché invece Carabinieri e Poliziotti in servizio in Trentino finiti alla gogna mediatica sono parecchi. A cominciare dai carabinieri trentini finiti nell'Operazione TEOPARD 1 fino a poliziotti trentini finiti nell'Operazione TEOPARD 2. Per par condicio e con lieve satira non lesiva, il blogger ha comunque intrapreso l'idea di portare avanti le indagini con l'Operazione TEOPARD 3 sulla Guardia di Finanza facendo ben notare che può solo avvalersi della cronaca nazionale esterna alla regione. Segno evidente che la GdF in Trentino è un corpo molto pulito e sano a differenza di Carabinieri e Polizia. 
Basta solamente cliccare TEOPARD 1 o TEOPARD 2 e scendere con lo scroll per realizzare una mole di miladristi zozzoneri e pantere rubentine in servizio in Trentino sulla cronaca per detenzione e spaccio, corruzione, armi non dichiarate, pedofilia, stupro furti, rapine e altri illeciti.

Rapina con pettorine della G.d.F. clonate (16/05/2012)

l'Adige 17-05-2012

26 aprile 2014 - Confessioni di un finanziere "Incasso tangenti per lo Stato". Fonte: Libero di Vittorio Feltri

Confessioni di un finanziere - Libero

Memorie di un finanziere della polizia tributaria. Si potrebbe intitolare così il sorprendente documento esclusivo che state per leggere. Si tratta della trascrizione, fedele alla lettera, del disarmante sfogo di un disincantato, onesto e preparato maresciallo della Guardia di Finanza, impegnato da diversi lustri nei temutissimi controlli alle imprese. L’uomo, di cui evitiamo di indicare dati anagrafici e curriculum per non renderlo riconoscibile, ha apparecchiato per Libero uno zibaldone di pensieri, suddiviso in capitoletti, sul suo lavoro di tutti i giorni. Che per lui è diventato un tran tran asfissiante, capace di condurlo quasi al rigetto. Il risultato è questa spietata radiografia che stupisce e, in un certo senso, preoccupa di un mestiere che tanto trambusto porta nelle vite degli italiani. Infatti in questo sfogo il militare dipinge le ispezioni delle Fiamme gialle come un ineluttabile meccanismo stritola-imprenditori il cui obiettivo non sarebbe una vera e sana lotta alle frodi fiscali, ma una fantasiosa e famelica caccia al tesoro indispensabile a lanciare le carriere di molti professionisti dell’Antievasione. «Nel nostro lavoro ci sono forzature evidenti, a volte imbarazzanti», ammette con Libero il maresciallo. Che qui di seguito svela retroscena e segreti dei controlli che intralciano ogni giorno il lavoro di centinaia di imprenditori. Una lettura che potrebbe agitare qualcuno e far alzare il sopracciglio ad altri. Ma a tutti deve essere chiaro che non di fiction si tratta e che domani il nostro maresciallo e la sua pattuglia potrebbero bussare alla vostra porta. Preparatevi a leggere il testo di questo finanziere raccolto in esclusiva da Libero.

Ossessione numeri - Dietro alle verifiche ci sono enormi interessi economici: il dato del recupero dell’imposta serve a molti. Sia ai politici che ai finanzieri. Nella Guardia di Finanza il raggiungimento degli obiettivi legittima l’ottenimento dei premi incentivanti e gli stipendi stellari dei generali, che sono decine: uno per provincia, più uno per regione. Nel nostro Corpo esistono vere e proprie task-force che si occupano di fare previsioni di recupero d’imposta e a fine anno queste devono essere raggiunte, come se l’evasione fiscale si basasse su dei budget. Gli operatori sul territorio sono meno di chi elabora questa realtà virtuale, su 64 mila finanzieri siamo circa 4 mila a fare i controlli.

Indietro non si torna - A fine anno i generali chiedono il dato dell’imposta evasa constatata e lo confrontano con quello dell’anno prima. Il risultato non può essere inferiore a quello di 12 mesi prima. Se il dato scende bisogna dar conto al reparto centrale di Roma del perché si siano recuperati meno soldi e il comandante del reparto periferico rischia di vedersi bloccare la carriera. Per questo le nostre verifiche proseguono anche di fronte a evidenti illogicità. I nostri ufficiali parlano solo di numeri e quando hanno sentore di un risultato, magari per una previsione affrettata di un ispettore, corrono dai loro superiori anticipando che da quella verifica potrà venir fuori un certo risultato: a quel punto non si può più tornare indietro. Il verbale diventa subito una statistica, una voce acquisita e ufficiale di reddito non dichiarato. Quando si prospetta un ventaglio di possibilità per risolvere una contestazione si concentrano le energie sempre su quella che porta il risultato più alto. Che sarebbe poco grave se fosse la strada giusta. Ma spesso non lo è. Per la Finanza quello che conta è il dio numero. Il nostro unico problema è come tirarlo fuori.
Per riuscirci c’è un nuovo strumento infernale, la cosiddetta “mediana”, che va di gran moda tra gli ufficiali. La si pronuncia con rispetto e deferenza, anche perché da essa dipende la carriera di chi la evoca. Si tratta di uno studio fatto a tavolino, che stabilisce il valore medio della verifica necessario a raggiungere gli obiettivi, il tetto al di sotto del quale non si può andare. Se capiamo che in un’azienda il verbale sarà di entità inferiore alla mediana, derubrichiamo la verifica a controllo in modo che non entri nelle statistiche ufficiali.
Alla Guardia di Finanza abbiamo uffici informatici che elaborano dati in continuazione. Ma si tratta di numeri “drogati”, come lo sono quelli dei sequestri. Nei magazzini dei cinesi ho visto colleghi registrare alla voce “giocattoli” ogni singolo pallino delle pistole per bambini. Spesso questi servizi si fanno in occasione delle feste natalizie, così passa l’informazione che sul territorio c’è sicurezza.
Con questi numeri i generali si riempiono la bocca il 21 giugno, giorno della festa del Corpo. Lo speaker spara cifre in presenza di tutte le autorità, dei presidenti dei tribunali, dei politici, ecc. ecc. Quel giorno è un tripudio di dati pronunciato con voce stentorea: recuperata tot Iva, scovati tot milioni di redditi non dichiarati, arrestati x emittenti fatture false. Una festa!

Normativa astrusa - La normativa tributaria italiana è talmente ingarbugliata che si presta alla nostra logica del risultato a ogni costo. Per noi è piuttosto semplice fare un rilievo visto che siamo aiutati da questa legislazione astrusa e abnorme, spesso contradditoria e conflittuale. Nel nostro Paese è quasi impossibile essere in regola e per chi lo sembra ci prendiamo più tempo per spulciare ogni carta. Infatti se una norma può apparire favorevole all'imprenditore, c’è sicuramente un’altra interpretabile in maniera opposta. E in questo ci aiuta l’oceanica produzione di sentenze, frutto di un eccessivo contenzioso. Un contratto, un’operazione possono essere interpretati in mille modi e alla fine trovi sempre una sentenza della Cassazione che ti permette di poter fondare un rilievo su basi giuridiche certe. Questo è il Paese delle sentenze.
Analizzando un bilancio, un’imperfezione si trova sempre. Magari per colpa dello stesso controllore che prima dice all’imprenditore di comportarsi in un modo e poi in un altro, inducendolo in errore. Per esempio, su nostro suggerimento, un’azienda non contabilizza più certe spese come pubblicità (deducibili), ma come spese di rappresentanza (deducibili solo in parte). Quindi arriva l’Agenzia delle Entrate e spiega che quelle non sono né l'una né l’altra. A volte succede che qualcuno abbia già subito un controllo, abbia aderito a un condono e, zac, arriviamo noi e contestiamo lo stesso aspetto, ma in modo diverso. Dopo i primi anni nel Corpo non ho più sentito di controlli chiusi con un nulla di fatto e in cui si torna a casa senza aver contestato qualcosa. Alla fine chi lavora impazzisce.

Chi sbaglia non paga - Come è possibile tutto questo? Semplice: perché chi sbaglia non paga, ma anche perché chi sbaglia non saprà mai di averlo fatto. Il motivo è semplice: noi non comunichiamo con l’Agenzia delle Entrate e non sappiamo mai che fine facciano i nostri verbali. Per questo se ho commesso un errore non lo verrò mai a sapere: il nostro è solo un verbale di constatazione, a renderlo esecutivo è l’Agenzia delle Entrate che lo trasforma in verbale di accertamento. Però raramente i nostri colleghi civili bocciano il nostro lavoro, anzi questo non succede nel 99,9 per cento delle situazioni. Si fidano di noi e, anche se sono molto più preparati, nella maggior parte dei casi prendono il nostro verbale e lo notificano, tale e quale, al contribuente. Quello che sappiamo per certo è che i nostri verbali, giusti o sbagliati che siano, diventano numeri e quindi non ci interessa che vengano annullati, tanto non ne verremo mai a conoscenza né saremo chiamati a risponderne. Per noi resta un grosso risultato. E visto che nessuno paga per i propri errori, il povero imprenditore continuerà a trovarsi ignaro in un castello kafkiano fatto di norme e risultati da ottenere.

Imprese sacrificali - Gli imprenditori con noi sono sempre gentili, ci accolgono con il caffè, sopportano di averci tra i piedi per settimane, ma si capisce che vorrebbero dirci: scusateci, ma avremmo pure da lavorare. A noi però questo non interessa: dobbiamo contestargli un verbale a qualsiasi costo e quando bussiamo alla loro porta sappiamo che non hanno praticamente speranza di salvezza. Per contrastare e contestare questa trappola infernale l’imprenditore è costretto a pagare consulenti costosissimi, ma noi rimaniamo sempre sulle nostre posizioni. A volte capita che per provare a difendersi il presunto evasore chiami in soccorso come consulenti ex finanzieri, ma spesso questo non gli evita la sanzione. Anzi.
Negli ultimi anni ho notato una certa arrendevolezza da parte degli imprenditori: dopo un po’ si stancano. Capiscono, e ce lo dicono, che tanto dovranno fare ricorso perché noi non cambieremo idea. Per tutti questi motivi molti di loro costituiscono a inizio anno un fondo in previsione della visita della Finanza. Sono coscienti che qualcosa dovranno comunque pagare.
Chi fa veramente le grandi porcate, chi apre e chiude partite Iva, emette false fatture o costituisce società di comodo magari alle Cayman è molto più veloce di noi e per questo non lo incastriamo, mentre azzanniamo quelli che operano sul territorio e che sono regolarmente censiti nelle banche dati. Alla fine lo Stato colpisce sempre i soliti noti. Non è una nostra volontà, ma dipende dal fatto che non abbiamo risorse per fare la vera lotta all’evasione e in ogni caso dobbiamo fornire dei numeri al ministero per poter legittimare la nostra esistenza come istituzione. Anche in Europa.

Tangente di Stato - L’imprenditore, se accetta la proposta di adesione al verbale entro 60 giorni, paga solo un terzo di quanto gli viene contestato e spesso salda anche se non lo ritiene giusto, per togliersi il dente ed evitare ricorsi costosi (a volte più dei verbali) e sine die. In pratica accetta di pagare una tangente allo Stato. Agli imprenditori i ricorsi costano molto e se la commissione provinciale, il primo grado della giustizia tributaria, dà ragione allo Stato, l’imprenditore prima di ricorrere alla commissione regionale, il secondo grado, deve pagare metà del dovuto. Per questo chi lavora spesso preferisce chiudere la partita all’inizio, pagando un terzo.

Giustizia da farsa - Il contradditorio tra Guardia di Finanza e imprenditori durante le verifiche è una farsa, perché ognuno rimane sulla propria posizione, ma va fatto per legge. Nel contradditorio gli imprenditori non hanno scampo: quel numero, quell’ipotesi di evasione, ormai è stato venduto e non può più essere ridimensionato. È entrato nel sistema e nelle nostre statistiche. A noi non interessa se magari dopo anni quel verbale verrà annullato e non avrà prodotto alcun introito per lo Stato.
Le cose non vanno meglio con la giustizia tributaria, gestita da commissioni composte da avvocati, commercialisti, ufficiali della Finanza in pensione che fanno i giudici tributari gratuitamente giusto per fare qualcosa o per sentirsi importanti. È incredibile, ma in Italia il sistema economico-finanziario viene affidato a un servizio di “volontariato”.
La verità è che un tale esercito di volontari senza gratificazioni economiche non se la sente di cassare completamente il lavoro di finanzieri e Agenzia delle Entrate e l’imprenditore qualcosa deve sempre pagare. Difficilmente questi giudici per hobby danno torto allo Stato.
L’assurdità è che vengono pagati 30-40 euro per motivare sentenze complesse che hanno come oggetto verbali da milioni di euro, scritti da marescialli aizzati dal sistema.

Formazione assente - Il nostro vero problema è la mancanza di specializzazione di un Corpo che cerca di riscattarsi nel modo sbagliato, provando a portare a casa grandi risultati, sebbene “storti”. A volte l’ignoranza aiuta a far montare un rilievo che non sta né in cielo né in terra. Sulla nostra formazione non ho niente da dire, perché non esiste. Eppure dobbiamo confrontarci con specialisti agguerriti, leggere documenti in lingue straniere, e la gran parte di noi non sa una parola in inglese. Non ci forniscono nemmeno i codici tributari aggiornati, mentre spendono milioni per farci esercitare ai poligoni, visto che siamo inspiegabilmente ancora una polizia militare, come solo in Equador e Portogallo. Un commercialista lavora 12 ore al giorno e si forma continuamente. Dall’altra parte della barricata c’è gente come noi che non vede l’ora di scappare via dall’ufficio, dove spesso non ha neppure a disposizione una scrivania o la deve condividere con altri colleghi. In questo modo il lavoro diventa l’ultimo dei pensieri. I più bravi vanno in pensione appena possono, per riciclarsi come professionisti al soldo delle aziende. Ci vuole una fortissima motivazione per studiare una materia terribile come il diritto tributario. Avvocati e commercialisti trovano gli stimoli nelle parcelle, da noi un maresciallo con vent’anni di servizio guadagna 1.700 euro. Gli incentivi li dobbiamo trovare dentro di noi, magari pensando di sfruttare il sistema per trovare un altro lavoro. È illogico che un mestiere così delicato, dove si contestano milioni di euro d’evasione, sia affidato a gente sottopagata e impreparata. L’unico modo di tenersi aggiornati è quello di studiare a proprie spese, pagandosi master e corsi. Purtroppo la formazione è costosissima e spesso ci rinunciamo. È chiaro che un sistema del genere presti il fianco al rischio della corruzione.
In più bisogna considerare che per noi le verifiche sono particolarmente rischiose. In base alla mia esperienza non le facciamo con la giusta professionalità, possiamo commettere errori in buona fede, essere invischiati in fatti che neanche capiamo. Per esempio alcuni di noi sono stati accusati di aver ammorbidito un verbale per un tornaconto, in realtà lo avevano fatto per ignoranza e per questo ora quasi nessuno vuole più fare questo tipo di lavoro.

Risorse all'osso - I nostri capi hanno budget di spesa sempre più ristretti. Nonostante ciò ogni ufficiale deve portare a casa i risultati con i soldi e le pattuglie che ha. Risultati almeno uguali a quelli dell’anno precedente. A causa di questa mancanza di mezzi siamo costretti a portare via dalle aziende penne, risme di carta, spillatrici. E secondo me gli imprenditori se ne accorgono, ma non dicono nulla per compassione.
Onestamente gli ufficiali non sono responsabili di questa penuria di risorse, visto che i fondi destinati alla lotta all’evasione vengono decisi dai politici. Ma la frustrazione dei nostri superiori viene compensata da ottimi stipendi personali che lievitano grazie ai risultati conseguiti. Cosa che ovviamente non succede a noi.
Nel nostro lavoro, la mattina, ammesso che trovi una macchina libera, devi prima fare car-sharing e accompagnare diversi colleghi ai reparti, quindi ti restano due o tre ore per fare visita a un’azienda. Quando rientriamo da una verifica il nostro principale problema è segnare sul registro quanti chilometri abbiamo fatto e quanta benzina abbiamo consumato. Arriveremo al paradosso di fare le verifiche in ufficio a contribuenti trovati su Google.

Lontani dalla realtà - I nostri vertici sono lontani dalla realtà, sono convinti che noi facciamo “lotta all'evasione”. C’è una distanza siderale tra chi sta in trincea, come me, e chi vive nei salotti. Un maresciallo può parlare solo con il tenente e non con i gradi superiori. Il nostro messaggio viene filtrato e arriva al vertice completamente distorto. Nel nostro sistema militare non conta quello che pensi del tuo lavoro, ma il grado che hai sulle spalle. L’ufficiale non va a riferire al superiore se l’ispettore gli ha detto che un controllo potrebbe non portare a niente. Al contrario insinua nei vertici la speranza che un risultato arriverà. E così chi va in giro per aziende deve ingegnarsi per trovare il cavillo che porti al risultato, solo per sentirsi dire bravo o per una pacca sulla spalla. L’animo umano si accontenta di poco. In questa catena di comando in cui tutti devono fare carriera non sono ammessi dubbi od obiezioni, l’informazione reale resta a valle, al generale arriva quella virtuale, il famoso “numero”. In nome del quale vengono immolati molti evasori virtuali.
Fonte: http://www.liberoquotidiano.it/news/italia/11601263/Confessioni-di-un-finanziere--.html


05/11/2014 - Mose, ex generale Spaziante patteggia 4 anni 

I pm hanno accolto anche la richiesta per l’ex ad di Palladio Finanziaria, Roberto Meneguzzo. Entrambi erano accusati di concorso in corruzione
Quattro anni di carcere e una confisca di 500 mila euro per l’ex generale della Guardia di Finanza Emilio Spaziante (nella foto) e 2 anni e mezzo di reclusione per l’ex ad di Palladio Finanziaria Roberto Meneguzzo. È questa la sentenza con cui il gup di Milano Chiara Valori ha accolto la richiesta di patteggiamento avanzata dall’ex numero due delle Fiamme Gialle e dall’ex amministratore delegato della holding di investimento vicentina, imputati nella tranche dell’inchiesta sulla vicenda del Mose trasmessa da Venezia a Milano prima dell’estate e affidata i pm Luigi Orsi e Roberto Pellicano. 

Spaziante e Meneguzzo, che con il patteggiamento escono dal procedimento, sono accusati di due episodi di corruzione assieme a Marco Milanese, l’ex braccio destro di Giulio Tremonti che ha scelto invece di affrontare il dibattimento.Nel primo episodio, secondo l’accusa, Giovanni Mazzacurati, presidente del Consorzio Venezia Nuova (Cnv), tra l’aprile e il giugno 2010, avrebbe consegnato «personalmente» 500 mila euro - denaro raccolto tra i principali componenti del Cnv - a Milanese che all’epoca era parlamentare del Pdl e componente della V commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione e della VI commissione Finanze. E questo, è l’ipotesi, in cambio del suo intervento «determinante» sul Cipe per introdurre «una norma ad hoc per salvare il finanziamento di 400 milioni» per il Mose. Finanziamento che altrimenti non sarebbe arrivato in quanto l’iniziale decisione era distribuire in modo diverso i fondi dando la preminenza al Sud Italia. 

Il secondo episodio ha al centro un’altra presunta tangente da 500 mila euro, contro una promessa di 2,5 milioni, che sarebbe stata versata sempre da Mazzacurati e sempre tramite Meneguzzo, per corrompere l’ex generale della Gdf in merito a verifiche fiscali (quando venne arrestato gli furono trovati 200 mila euro in contanti). In base alla ricostruzione degli inquirenti le dazioni di denaro sarebbero avvenute, per il tramite Meneguzzo e nella sede di Milano della Palladio Finanziaria. 

Per questo il giudice ha disposto la confisca di mezzo milione di euro, il prezzo della corruzione contestata, solo a Spaziante, senza invece requisire alcuna somma a Meneguzzo in quanto avrebbe avuto un ruolo di mediatore senza, quindi, intascare denaro. Milanese, il terzo coimputato, invece, è in attesa della decisione sull’istanza di revoca della custodia cautelare in carcere - come Spaziante si trova in cella a Santa Maria Capua Vetere dalla scorsa estate - presentata ieri dalla sua difesa durante la prima udienza del processo. Processo che per un vizio di notifica è stato rinviato al prossimo 8 gennaio. In questo modo si sono riaperti anche i termini per un eventuale patteggiamento, opzione però non contemplata dall’ex parlamentare del Pdl che, ritenendosi innocente, preferisce affrontare il processo ordinario (in immediato) in un’aula di giustizia. 



PROMOVEATUR UT AMOVEATUR

Letteralmente fin dai bei tempi dell'Istituto Magistrale Fabio Filzi di Rovereto la locuzione significa Promosso per essere Rimosso.
Promoveatur ut amoveatur è una locuzione in lingua latina. La traduzione letterale è sia promosso affinché sia rimosso. Viene usata spesso nel linguaggio burocratico per esprimere la necessità di liberare un ruolo chiave dell'organigramma dalla persona che lo occupa, promuovendo la stessa persona ad un qualunque altro ruolo di rango superiore, per lo più meramente onorifico, essendo questo l'unico mezzo per poterlo "legalmente" allontanare dalla posizione occupata. Volendo, si potrebbe associare questa espressione al famoso Principio di Peter "Ogni membro di una gerarchia tende a essere promosso fino a raggiungere il proprio livello di incompetenza, dove si ferma." Si potrebbe cioè sostenere che talvolta l'unico modo per liberarsi di un incompetente sia quello di promuoverlo ad una posizione nominalmente di prestigio, ma in realtà inutile, dove non possa fare danni. Ostracismo (sei de coccio  come se disce a Roma) che tende ad ostracizzare. http://it.wikipedia.org/wiki/Ostracismo


Generale Umberto Rapetto nella foto. Generale di brigata (riserva) della Guardia di Finanza. Comandante del Nucleo Speciale Frodi Telematiche. Il 29 maggio 2012, in seguito alla rimozione dal suo incarico su alcune truffe ai danni dello Stato italiano, egli ha rassegnato le dimissioni dalla Guardia di Finanza. La sua rimozione è oggetto di nove interrogazioni parlamentari. Le sue dimissioni sono state viste dal popolo italiano come uno scandalo. Rapetto aveva scoperto 98 miliardi di €uro evasi al fisco a causa delle slot-machine (videopoker) ed è stato letteralmente rimosso da ogni incarico perché nell'ammanco erano collusi dei politici. Nel 2001 egli scrisse un libro rivelando alcuni segreti sulle armi psicotroniche e su esprimenti segreti di mind kontrol (controllo mentale a distanza) e alcune sue dichiarazioni nel libro, combaciano con la recente intervista di un altro Generale russo. Si tratta del Generale russo Boris Ratnikov, di cui ho tradotto una piccola parte da cirillico in italiano e si trova qui. (Essa è da terminare).

Umberto Rapetto (Autore) & Roberto Di Nunzio (Autore) del libro: 'Le nuove guerre'.
-AUTORE: UMBERTO RAPETTO \ ROBERTO DI NUNZIO
-TITOLO LIBRO : LE NUOVE GUERRE
-DALLA CYBERWAR AI BLACK BLOC, DAL SABOTAGGIO MEDIATICO A BIN LADEN
-DATA DI PUBBLICAZIONE: 2001 - PRIMA EDIZIONE
-CASA EDITRICE: BUR RIZZOLI RCS
-COLLANA: SB SAGGI
-DESCRIZIONE:FORMATO IN OTTAVO, COPERTINA MORBIDA, RILEGATURA AMERICANA, PAGINE: 490

Umberto Rapetto scrive: Come Laboratorio venne scelta la base di Novosibirsk con i suoi 71.582 ospiti in divisa.Nel rispetto delle più favorevoli previsioni, risultò che il generatore poteva effettivamente essere utilizzato in un insediamento urbano di 100 chilometri quadrati, sapendo di poter contare sulla possibilità di portare gli abitanti in una condizione di sonno profondo".  Il MUOS in Sicilia è piuttosto pericoloso. Trattasi di operazioni clandestine di controllo mentale a distanza.


CAPITOLO 10 DEL LIBRO DI UMBERTO RAPETTO IN CUI SI TROVA LA DICITURA SOVRASTANTE SULLA BASE DI NOVOSIBIRIK: IL CERVELLO NEL MIRINO














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Come proteggere chi copia articoli o immagini inocongrafiche?

Ci sono persone che stanno tre ore a scrivere un post o un articolo, poi arriva il furbo di turnolo copia tutto e lo ripubblica sul suo blog o spazio web come fosse opera sua. In taluni casi si tratta di ingenuità, di persone che si sono avvicinate al web da poco, ma spesso c'è anche malafede. (-_-)

Perchè moltissimi ricopiano le notizie? Perchè più volte è accaduto che gli articoli venissero reindirizzati oppure soppressi per i più svariati motivi e trovandoli interessantissimi, i più creano una copia di sicurezza su di un loro spazio web. Quante volte è accaduto nel corso degli anni che riempiendo il browser di links, successivamente ne trovo una marea che sono scomparsi, o reindirizzati, oppure il sito web è stato chiuso oppure mi compare errore 404 e ho perso una marea di fonti del sapere? Cosa bisogna fare se ti ricopi una notizia? Aggiungere sempre l'URL visibile, l'autore (se si è identificato) e citare la legge n. 62/2001, oltre a ciò elargire una email box, o comunque possibilità di mediazione, qualora chi volesse rivendicarne la paternità, volesse comunicare direttamente con chi ha effettuato questa sorta di "backup online" della notizia o immagine in modo da avere una mediazione diretta.

Quante leggi ci sono in Italia? - Forum di Panorama.it

Ecco i risultati nel 2012:
1) Gran Bretagna: 3.000
2) Germania: 5.500
3) Francia: 7.000
4) Italia: 150.000 / 200.000

Grazie a Panorama, abbiamo accertato che in Italia, sono abituati a creare una legge per ogni peto e poi ad incasinarsi uno con l'altro e le mafie ridono. Mai sentito parlare di "legge del buon senso"?

venerdì 28 marzo 2014

Operazione Teopard 2 - Pantere rubentine

OPERAZIONE TEOPARD 2 - PANTERE RUBENTINE

Prefazione: dopo la brillante Operazione Teopard 1 condotta su alcuni «miladristi zozzoneri» (che si trova cliccando qui) proseguono le indagini sulle forze dell'Ordine nella seconda operazione che stavolta vede protagoniste le «pantere rubentine» con una lieve satira non certo lesiva. Ci sono anche articoli avvincenti come i 300 poliziotti da elogiare che hanno svolto un presidio davanti all'abitazione di Berlusconi e le belle storie di Stefano Balbo ed Emanuele Cozzaglio.



Il collage creato dal blogger (io). L'immagine è una reale foto di Silvio Berlusconi del 1980. Dall'espressione che ebbe nello scatto non si può negare che Alfonso Capone era perfetto per incollarlo dentro perché sembrano fatti uno per l'altro.



Filmati delle testimonianze di Nicole Minetti sul caso Rubacuori.


l'Adige Venerdì 04/02/2011

Trentino - martedì 23/10/2012
http://www.coisp.it/

l'Adige - martedì 15/03/2011
Alcuni poliziotti (da encomio) formano un Presidio davanti alla casa dove si svolgeva il "Bunga Bunga" poco dopo essere finito sui titoli dei quotidiani trentini descritto come «amico» della mafia e gran guzzone «Rubacuori».


DolceVita.it - Rivista online registrata dal 2006
14 luglio 2017 - Da poliziotto ad attivista per la cannabis terapeutica.


L'avvincente storia di Stefano Balbo di Merano (BZ). Dalla sua avvincente storia si apprende che Stefano faceva il poliziotto e forse avrà collaborato a qualche indagine e/o operazione di Polizia sulle droghe in generale. Inizialmente considerava la cannabis semplicemente droga leggera. Nel momento in cui si è ammalato ed a cominciato a subire l'effetto di alcune patologie, casualmente si è accorto che la cannabis aveva delle proprietà terapeutiche ineccepibili che lo hanno portato al punto di divenire vicepresidente dell' Associazione Cannabis Terapeutica. Stefano non è dissimile dai malati di SLA che ne fanno uso a scopo terapeutico e non a scopo ludico o ricreativo. Purtroppo la maggiorparte dei suoi ex colleghi di Polizia ancora la considerano solo droga e non si sono mai seriamente fermati a riflettere su cosa gli hanno inculcato. Se svolgessero ricerche e visionassero il documentario Operazione Blue-Moon della RAI, si arrenderebbero all'evidenza che non gli hanno mai mostrato come ci marciavano ancora negli anni '70 nel farli cercare cannabis e intanto distribuire su suolo nazionale la terrificante eroina (droga pesante) che rende zombi. Fonte completa con la storia di Stefano: http://www.dolcevitaonline.it/da-poliziotto-ad-attivista-per-la-cannabis-terapeutica-la-storia-di-stefano-balbo/

2010-Daniela mentre si fuma uno spinello spiega le stesse dinamiche

Trentino - 17 luglio 2013
Lascia la divisa della Polizia di Rovereto per a fare il clown
La simpatica scelta di vita di Emanuele Cozzaglio ex poliziotto nella Questura di Rovereto che ha rilasciato anche alcune interviste su youtube. Fonte completa dell''articolo: http://www.giornaletrentino.it/cronaca/trento/lascia-la-divisa-per-il-naso-da-clown-1.1045780




l'Adige - venerdì 04/02/2011
Truffa e falso, poliziotto di Levico arrestato
l'Adige - giovedì 10/02/2011
TRENTO - Guardia giurata rubava negli uffici


02/04/2005 - VIPITENO (BZ). EX POLIZIOTTO CONDANNATO A 900 EURO DI RISARCIMENTO PER DANNO D’IMMAGINE

La Corte dei Conti ha condannato l’ex poliziotto Raffaele Morrone, 32 anni, al pagamento di 900 euro per danno all’immagine della Polizia. La Procura aveva chiesto un risarcimento per un valore di 5 mila euro. Morrone era un agente di polizia che nel 2012, davanti al tribunale penale, patteggiò 2 anni e 8 mesi: secondo l’accusa, a Vipiteno, avrebbe chiesto soldi ad alcuni camionisti per non controllare i loro camion. L’ex poliziotto è stato destituito dal servizio.



Trentino 17/12/2016 
Certificati falsi all’agente, patteggia medico di base. Il professionista avrebbe rilasciato al paziente, in servizio al carcere di Trento, 14 certificati in pochi mesi senza visitarlo.


TRENTO. Patteggia sei mesi il medico di manica larga con i certificati medici. Costa caro a un medico trentino, l’aver rilasciato con facilità una serie di certificati medici a un agente di polizia penitenziaria che era in servizio al carcere di Trento. Ieri il professionista ha patteggiato, tramite il suo avvocato, 6 mesi di reclusione, pena sospesa, davanti al giudice Giuseppe Serao, in Tribunale a Trento. Il processo iniziato ieri, invece, va avanti per l’agente di polizia penitenziaria, 47 anni. Per entrambi l’accusa è di falso e truffa.

Secondo l’accusa, l’agente invece di andare al lavoro, si dava malato e faceva arrivare agli uffici del carcere dei certificati medici. Peccato che lo facesse troppo spesso, anche a distanza di pochi giorni. Così l'amministrazione carceraria ha voluto vederci chiaro e l’agente è finito nei guai. Ha trascinato con sé il suo medico di base accusato di essere troppo generoso nel concedergli certificati medici per malattia e soprattutto di avergli rilasciato questi certificati senza prima averlo visitato.
La Procura aveva chiesto il rinvio a giudizio e il giudice Francesco Forlenza aveva accolto la richiesta. Ieri davanti al giudice Serao è iniziato il processo. Il medico ha preferito patteggiare, mentre l’agente preferisce andare avanti. Così per lui il processo è stato rinviato a nuova udienza. L’agente è originario della provincia di Ragusa, ma era in servizio a Spini di Gardolo e ha 46 anni, il medico, invece, è residente in Trentino e ha 56 anni. Si tratta del medico di famiglia dell' agente e secondo l'accusa sarebbe stato troppo di manica larga.
In particolare, l'accusa di falso si riferisce al fatto che il medico, nella sua veste di pubblico ufficiale in quanto medico convenzionato con il servizio sanitario pubblico, avrebbe falsificato 14 certificati medici in concorso con l'agente che era tra i suoi assistiti. Da notare che i 14 certificati medici riguardano un periodo molto breve, dal giugno al novembre 2014.
Si tratta di certificati per malattia per periodi molto spesso consecutivi. Ad esempio, i certificati coprono il periodo tra il 17 e il 20 giugno 2014, poi dal 21 al 26 giugno, poi, dal 20 luglio 2014 al 29 luglio, dal 30 luglio al 4 agosto 2014 e così via. Praticamente, l'agente nel periodo preso in considerazione ha lavorato per pochissimi giorni. Questo ha fato accendere un faro sui suoi certificati medici. Le indagini hanno fatto emergere che l' agente di polizia penitenziaria quando venivano redatti i certificati neanche si trovava in Trentino, ma era in Sicilia.
La verifica è stata resa possibile dai tabulati telefonici. Quindi non era possibile che il medico l'avesse visitato. Da qui l'accusa di falso in concorso tra i due. Entrambi sono anche accusati di truffa perché i certificati hanno procurato all'agente penitenziario un ingiusto profitto costituito dai giorni di malattia passati a casa percependo lo stipendio. Ovviamente, questa è la ricostruzione fatta dall'accusa. Sarà adesso il giudice a stabilire se le cose sono effettivamente andate così per quanto riguarda l’agente. Invece il medico ha chiuso il procedimento con il patteggiamento. Fonte:- http://www.giornaletrentino.it/cronaca/trento/certificati-falsi-all-agente-patteggia-medico-di-base-1.1075832



VERONASERA - 09/10/2012

Poliziotto condannato per droga, nei guai anche il suo legale. L.M. di 35 anni ha subito una pena, poi sospesa, di sei mesi di reclusione più 1800 euro di multa. Il suo primo avvocato è stato accusato di concorso in falsa testimonianza e favoreggiamento.

Un poliziotto della questura di Verona, proveniente da quella di Gorizia, ha patteggiato una pena , poi sospesa, a sei mesi di reclusione e 1800 euro di multa. 
L.M., 35 anni di Udine, è stato condannato per alcuni episodi in cui avrebbe ceduto piccole quantità di cannabis e cocaina. L'accordo è stato raggiunto nella giornata di oggi davanti al giudice del tribunale di Udine, Carla Missera, e alla presenza dell'avvocato Massimo Cescutti e del procuratore aggiunto Raffaele Tito. 
L'uomo non potrà più indossare la difesa e verrà trasferito ai servizi civili interni. A causa di questa vicenda era finito nei guai anche il primo legale dell'uomo, Giovanni De Nardo di 33 anni, che ora è indagato per concorso in falsa testimonianza e favoreggiamento a favore del suo cliente, per un incontro avuto nel proprio studio con alcuni testimoni prima di un'udienza.


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BolognaToday 01/01/2018
Denaro per accelerare i permessi di soggiorno: condannato poliziotto. Ha arrecato un danno di immagine alla Polizia di Stato e per questo dovrà pagare un risarcimento di 15 mila euro.
Denaro per accelerare i permessi di soggiorno: condannato poliziotto

Un agente ausiliario è stato condannato in primo grado dalla Corte dei Conti regionale al risarcimento di 15 mila euro per danno di immagine alla Polizia di Stato. I fatti risalgono al 2008, quando l'uomo addetto al call-center della Questura, fu condannato per corruzione: riceveva infatti del denaro in cambio di velocizzazioni delle pratiche per i permessi di soggiorno. La condanna, come si legge sul notiziario Ansa, non fu confermata in appello nel 2013, quando fu prosciolto per prescrizione. Ciò nonostante, per i giudici contabili, questo non cancella la responsabilità amministrativa del poliziotto.
Per i giudici il suo comportamento "condivisibilmente qualificato dal tribunale come corruzione per atto contrario ai doveri d'ufficio", ha arrecato un "vulnus al bene-interesse salvaguardato dal principio costituzionale dell'imparzialità e del buon andamento della pubblica amministrazione".

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Trentino 26/10/2017
I soldi dei contribuenti sono in buone «mani». Versati affinché il poliziotto trentino potesse farsi le seghe in ufficio? Il poliziotto si difende: "Con il mio stipendio statalino non potevo permettermi le olgettine come Berlusconi".

26 ottobre 2017 - Foto hard nel pc d’ufficio poliziotto trasferito
Il Tar ha respinto il ricorso contro il provvedimento del Questore sostenendo che ormai si era rotto il rapporto di fiducia con i dirigenti e i colleghi.

TRENTO. Trasferito perché nel suo computer in ufficio sono state trovate immagini pornografiche. É accaduto a un poliziotto trentino che prima è stato colpito da una sanzione disciplinare pari a un sesto dello stipendio e poi è stato trasferito in un’altra provincia. Il poliziotto ha presentato ricorso al Tar contro il trasferimento deciso dal questore per ragioni di incompatibilità ambientale, ma il Tar di Trento gli ha dato torto. Non solo, con la sentenza firmata dall’estensore Paolo Devigili e dalla presidente Roberta Vigotti, il poliziotto è stato anche condannato a pagare le spese di causa di 500 euro e a rimborsare le spese generali. Una batosta per il poliziotto che aveva scaricato da una pen-drive sul suo computer d’ufficio varie immagini dal contenuto inequivocabile. I fatti risalgono al mese di marzo 2016, quando alcuni colleghi del poliziotto hanno trovato nel cestino del personal computer in uso all’ufficio in cui l’uomo prestava servizio una cartella contenente immagini di donne nude e atti sessuali. Pochi giorni dopo venne trovata collegata allo stesso computer una pen-drive che aveva lo stesso contenuto della cartella trovata nel cestino del computer con l’aggiunta di alcuni atti di ufficio redatti dal poliziotto. Non solo, pochi giorni , il dirigente responsabile dell’ufficio, aveva sorpreso il poliziotto che era al computer e stava visitando un sito pornografico chiamato «Lussuria». Un sito al quale la rete ministeriale non poteva accedere, ma che il poliziotto riusciva ad aprire utilizzando il proprio cellulare come se fosse un router collegandolo al computer con un cavetto esterno. Il poliziotto si è difeso dicendo di aver trasferito il contenuto pornografico sul computer perché sulla «chiavetta» c’era un virus. Così aveva salvato il contenuto per conservare i dati in attesa di controllare che la pen-drive fosse formattata. Il questore, anche in considerazione dello stato di servizio del poliziotto, ha adottato una sanzione disciplinare economica pari ai cinque trentesimi dello stipendio per aver tenuto un comportamento di grave negligenza. Il poliziotto è stato anche sottoposto a visita medica per verificarne l’idoneità al servizio. Idoneità che è stata concessa. Dopo questo, però, il questore ha trasferito il poliziotto perché tutta la vicenda ha incrinato il rapporto di fiducia tra i dirigenti e il loro collaboratore e perché durante il servizio potrebbero crearsi situazioni imbarazzanti. Il poliziotto ha fatto ricorso, ma il Tar gli ha dato torto. (u.c.)



ANSA.it del 3 ottobre 2017
Subito dopo l'increscioso e vile episodio dei carabinieri stupratori a Firenze del 4 luglio 2017 e del mar.llo di Pergine Valsugana condannato per pedofilia finiti nell'operazione TEOPARD1 condanna anche per l'ispettore di Polizia nell'operazione TEOPARD2

ROMA - Cassazione: stupro, condanna 4 anni a ispettore (quanti rombi?). Stupro in divisa a Roma su ragazza appena diciottenne. Confermata dalla Cassazione la condanna a quattro anni di reclusione per un ispettore di polizia che nel 2013 aveva violentato, nella sua stanza al Commissariato Ps di San Basilio, una ragazza appena diciottenne fermata nel corso di un controllo antidroga sulla macchina dove con la giovane c'era il fidanzatino e tre amici con una modesta quantità di hascisc. Confermata l'aggravante di aver abusato della vittima "nell'esercizio delle sue funzioni di commissario ed all'interno del Commissariato dove lavorava".

20/05/2004 - Violenza sessuale di gruppo alla ragazza. Tre poliziotti condannati
FIRENZE - Era un' accusa gravissima. E ha retto al vaglio processuale. Tre giovani agenti della Polizia Ferroviaria sono stati condannati ieri in tribunale per violenza sessuale e calunnia. Erano accusati di aver abusato a turno di una ragazza di 20 anni, fermata per strada e condotta nell' ufficio Polfer presso la stazione di Campo di Marte. Il tribunale ha condannato a 5 anni di reclusione il caposcorta, Marco Blasi Nevone, 29 anni, e a 4 anni e mezzo i suoi colleghi Carminio Viglione, 27 anni, nipote dell' ex capo della polizia Fernando Masone, e Alberto Fanelli, 27 anni. I tre giovani, che hanno assistito alla lettura della sentenza con i familiari e le fidanzate, sono stati condannati anche a versare alla ragazza, che si era costituita parte civile con l' avvocato Marco Rocchi, 30 mila euro a titolo di risarcimento danni. Gli avvocati difensori, fra i quali Michele Passione e Valerio Valignani, sono riusciti a salvare i tre agenti dalle aggravanti della violenza di gruppo e dell' abuso di potere. Viglione e Fanelli sono stati assolti anche dall'accusa di aver dichiarato il falso nella relazione di servizio. Ma la sostanza dell' accusa, sostenuta dal pm Alessandro Crtini, ha retto. La notte del 22 febbraio 2000 i tre agenti fermarono in via Fiume, presso la stazione di Santa Maria Novella, una ragazza di 20 anni: una ragazza con un sacco di problemi e di amicizie pericolose, che era in strada alle due di notte, aveva profilattici in borsa ed era priva di documenti. Gli agenti la portarono all' ufficio Polfer di Campo di Marte. «Stavo cercando qualcosa da mangiare», spiegò la ragazza. Ma loro, presumibilmente, ritennero che fosse una prostituta. Secondo la successiva denuncia della ragazza, fecero uscire dall' ufficio due colleghe donne. Poi, minacciando di denunciarla per adescamento, pretesero che avesse un rapporto orale con ciascuno di loro. A turno, uno dopo l' altro, in una delle stanze dell' ufficio di polizia. Quello che nessuno si sarebbe aspettato avvenne poco più di 24 ore più tardi. La ragazza si presentò all'ufficio Polfer con il suo compagno e li denunciò. In novembre, dopo una serie di accertamenti, i tre agenti finirono agli arresti domiciliari. I loro colleghi li hanno difesi con profonda convinzione. Nell'aprile 2001, mentre le indagini sulle violenze erano in pieno svolgimento, la ragazza fu raggiunta da un avviso orale del questore (una sorta di diffida che in genere colpisce pluripregiudicati). Il suo avvocato non ha mancato di sottolinearne la obiettiva portata intimidatoria. Ma lei non ha ritrattato le sue accuse. E il tribunale le ha creduto.



Furono due poliziotti, l'ispettore Baglioni e il sovrintendente Costanza, a seguire la pista giusta. I due poliziotti, facenti parte della Questura di Rimini, avevano collaborato con l'appena sciolto pool di magistrati riminesi. Chiesero alla procura che il lavoro del pool riminese non venisse perso ed avviarono delle indagini autonome volte a scoprire i componenti della banda della Uno bianca e alla fine riuscirono nell'impresa di arrestare tutta la banda che con scalpore fece apprendere che trattavasi dei fratelli Savi. Con scalpore erano poliziotti corrotti con alle spalle crimini efferati. La parte 1 del documentario immergerà e avvinghierà il cybernauta nella voglia di visionare anche le altre.

 



l'Adige Venerdì 21/01/2011
In manette l'ex sindaco di Terlago e altre cinque persone vicine agli ambienti della 'ndrangheta
  1. http://www.ladige.it/news/cronaca/2011/01/19/arrestato-depaoli-ex-sindaco-terlago
  2. http://www.altoadige.it/cronaca/bolzano/estorsione-arrestato-imprenditore-di-salorno-1.330293 
  3. http://www.giornaletrentino.it/cronaca/trento/depaoli-a-processo-a-met%C3%A0-luglio-1.1227792

TRENTINO - martedì 26/06/2012


Trentino Domenica 11/07/2010
Finmeccanica spunta ex Generale dei Carabinieri. Transessuali e camorra,così volevano incastrarlo usando la stessa strategia adottata per incastrare Piero Marrazzo come si ode e si capisce bene nel video seguente che è la registrazione della trasmissione ANNO ZERO, andata in onda il 29/10/2009 e per dedurlo bisogna ascoltare questo transessuale cosa dichiara dal minuto 2:05 al minuto 5:52 e che mostra paura e terrore verso i Carabinieri della Trionfale o della Cassia.